Un consorzio nato dall’idea comune di far conoscere a tutti l’eccellenza della gastronomia di Chiaramonte Gulfi, nel territorio degli Iblei. Un consorzio che trova la sua forza nella volontà di fare un percorso comune da parte di istituzioni, prodotti, ristoratori e albergatori. A raccontarlo è Mario Molè, presidente del Consorzio Chiaramonte.
Com’è nata questa idea?
E nata da un’esperienza fatta dal Comune di Chiaramonte Gulfi, nel 2013, dopo aver ricevuto un premio sull’ospitalità dalla rivista Best in Sicily. Per ricevere il premio fu organizzato un viaggio che coinvolse anche produttori di olio e conserve e alcuni ristoratori. Durante quel tragitto in pullman da Chiaramonte a Palermo vennero gettate le basi per la creazione del Consorzio: mettersi insieme per promuovere il territorio e i suoi prodotti. Tra i meriti più grandi del Consorzio c’è senza dubbio quello di aver avviato un percorso comune tra persone e imprenditori che prima erano concorrenti e che adesso non lo sono più e sono anzi alleati nel processo di crescita e sviluppo.
Quanto è complicato investire nel territorio siciliano?
In realtà devo dire che nel nostro territorio ci sono tanti stranieri (russi, tedeschi, francesi, olandesi) così come imprenditori che arrivano da altre parti d’Italia che hanno deciso di investire su Chiaramonte Gulfi acquistando appezzamenti di terreno, avviando la produzione di olio e associandola a strutture ricettive. Questo consente al Consorzio di proporre un’offerta completa che unisce l’enogastronomia alla ricettività e penso che questo sia un passaggio molto importante soprattutto perché per molto tempo Chiaramonte è stata solo una meta periferica, un luogo di passaggio per chi voleva andare in altri centri del territorio. Adesso invece stiamo registrando un’inversione di tendenza perché sempre più persone decidono di restare a Chiaramonte una settimana, a volte anche dieci giorni.
Qual è il punto di forza del Consorzio?
La voglia di cambiare ma anche la giovane età dei soci del consorzio visto in molti hanno una fascia d’età tra i 34 e i 35 anni.
Quali sono le prospettive per il futuro?
Penso che la cosa più importante e forse complicata sarà riuscire a leggere i cambiamenti. Il Covid 19 ha cambiato ovviamente molte cose e il futuro sarà senza dubbio diverso e andrà letto bene, sia sul fronte della produzione di olio sia, ancora di più, per quanto riguarda la ricettività. Si stanno creando nuovi equilibri e riscontriamo anche una tendenza a trasferirsi dalle grandi città a centri più piccoli, come può essere il nostro borgo.